in occasione della Processione dei misteri Trapani 2016 ci scrive Tiziana Sansica

foto di Giovanna Di Carlo
In una delle immagini più vivide della mia primissima infanzia che riesco a trovare fra i ricordi, sono sulle spalle di mio padre alla Processione dei Misteri, oscillante a ritmo di marcia funebre e presissima a dirigere la banda.
Quelle musiche e la processione stessa, penso siano la marchiatura a fuoco da trapanese.
Forse è la caratteristica dominante che mi fa sentire legata alle pietre della mia città come se ne facessi parte indissolubilmente.
A Trapani la processione o si ama in modo fortissimo o la si odia. O la segui ogni anno senza poterne fare a meno o la eviti come la peste. Non è un discorso religioso o quantomeno, non soltanto. Si parla di radici. Di tradizioni secolari. Di appartenenza.
Ed è raro che qualcosa di contemporaneo riesca a dare un così contraddistinto senso di appartenenza a qualcuno. E’ la magia che risiede nella ritualità, nel sentirsi parte di qualcosa di speciale e unico, profuma d’antico.
Come ogni cosa, ha i suoi lati negativi … la confusione e la difficoltà nel parcheggiare e la certezza matematica che se non vuoi vedere qualcuno quella sera lì , lo incontrerai perché quasi tutta la città partecipa. Ma niente può demoralizzare e far desistere chi veramente ama la processione!
Il suono dei tamburi tuonanti per le stradine strette del centro storico che ne annunciano l’inizio e l’arrivo imminente , le ciaccole quasi in una pioggia di echi a risuonare. Le marce funebri suonate a passo d’annacata dalle bande, un’atmosfera di stupore e meraviglia, di attività compulsiva, di fervore, di fede assoluta per qualcuno.
E’ un’aria che non si può non voler respirare. Sono di sicuro le 24h più emozionanti per l’intera città di Trapani in tutto l’anno.
Bisogna essere carichi e non disperdere le energie perché ogni momento è a sé ed è importante da vivere. L’uscita, l’incedere pomeridiano e serale e infine l’entrata.
Personalmente, amo l’entrata. Le prime luci dell’alba e la stanchezza. Il venticello che soffia il sale del mare (perché OGNI venerdi Santo al mattino soffia un vento che tenta di mettere a dura prova la tua resistenza) e le luci dei lampioni che iniziano a spegnersi mentre ancora qualche cero resiste acceso e consumato.
E’ bellissimo vedere come tutti , grandi e piccini, uomini e donne tentino di aiutare i massari nel portare le vare, dandogli un po’ di ristoro e riposo. E’ come se si creasse un’utopica unione fra il popolo saldata dalla forza della tradizione. Il sentirsi parte tutti quanti della stessa storia, dello stesso mare ..della stessa terra.
Quando ho vissuto fuori per qualche anno, l’ho seguita persino in streaming la processione.
Per la casa, a Berlino, risuonava quella musica che mi è tanto cara ed ho tentato più volte di raccontarne le sfumature, il calore ed il valore alla mia coinquilina tedesca che seguiva con l’aria un po’ smarrita.
Ma è una di quelle esperienze che vanno vissute e difficilmente possono essere raccontata con le parole.
Tiziana Sansica
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